Che cosa accadrà alle banche italiane nel corso del 2018?
L'agenzia di rating ritiene comunque che gli istituti di credito italiani, "appaiono più sani ora di quanto lo siano stati negli ultimi anni".
Secondo l'agenzia, alcuni rischi potrebbero verificarsi con le elezioni di marzo, nel caso in cui il nuovo governo dovesse "invertire la rotta su quanto fatto con le ultime riforme, con conseguenze negative sulla crescita e sul risanamento di bilancio". Inoltre gli istituti medi e piccoli rimarranno più esposti a improvvise variazioni delle condizioni economiche e della fiducia dei mercati. Tutto ciò sarà accompagnato da una debolezza strutturale delle banche italiane che non permetterà nel 2018 di osservare ritorni significativi. Le banche hanno rafforzato il patrimonio, incrementato le riserve per le perdite sui crediti, ridotto lo stock dei crediti deteriorati e tagliato i costi. Fattori che hanno tutti contribuito alla ripresa, "che ci aspettiamo essere ulteriormente sostenuta dall'espansione economica in Italia".
Per questo, le previsioni 2018 di S&P hanno parlato di una prognosi non completamente chiara.
A fine 2017 le banche italiane avevano in portafoglio ancora 275 miliardi di euro di crediti deteriorati, il 17% degli impieghi alla clientela, di cui circa la metà coperta con gli accantonamenti, ricorda, infatti, S&P.
Un sistema giudiziario "inefficiente" rende poi il recupero più difficile e più lento rispetto alla maggior parte dei settori bancari in Europa.